Dettaglio Collezione di Zoologia, Sistema Museale di Ateneo | Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, foto Ornella De Carlo

Mostre: l’arte “fluttuante” al MAMbo di Bologna

Il MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna ha aperto la stagione autunnale con “The Floating Collection, una mostra collettiva a cura di Lorenzo Balbi e Caterina Molteni che pone l’attenzione sui linguaggi delle arti visive, proponendoli come strumenti in grado di rileggere le storie della città, riattivarle e re-immaginarle con occhi nuovi, liberi dalle strutture narrative abituali.

Protagonisti del progetto non sono tanto gli oggetti delle collezioni di musei e istituzioni bolognesi quanto le idee e gli immaginari emersi da una loro riconsiderazione, nata dallo sguardo di sei artiste e artisti internazionali: Alex Ayed (Strasburgo, 1989), Rä di Martino (Roma, 1975), Cevdet Erek (Istanbul, 1974), David Jablonowski (Bochum, 1982), Miao Ying (Shanghai, 1985), Alexandra Pirici (Bucarest, 1982).

Sono numerosi i musei bolognesi oggetto di ricerca per “The Floating Collection”: oltre al MAMbo, il Museo Civico Archelogico, il Museo Civico Medievale, il Museo Civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini, il Museo del Tessuto e della Tappezzeria Vittorio Zironi, il Museo Morandi, il Museo internazionale e biblioteca della musica, il Museo del Patrimonio Industriale, il Museo civico del Risorgimento, il Museo di Palazzo Poggi, il Museo della Specola, la Collezione di Zoologia, la Collezione di Anatomia Comparata, la Collezione di Antropologia, la Pinacoteca Nazionale di Bologna, il Cimitero Monumentale della Certosa e l’Opificio delle Acque.

Al gruppo di artiste e artisti è stato chiesto di indagare le collezioni di questi musei e di produrre opere completamente nuove, interpretazioni originali del patrimonio culturale bolognese.

Lo spazio della Sala delle Ciminiere del MAMbo diventa così il contenitore di una nuova “collezione fluttuante” dove, ad esempio, strisce per eliofanografo (strumento utilizzato in meteorologia per misurare la durata dell’illuminazione solare) provenienti dal Museo della Specola, rielaborazioni di campioni sonori di strumenti musicali antichi e calchi in gesso del XIX secolo provenienti dal Museo Civico Medievale danno vita a installazioni, performance, lavori scultorei e di videoart che offrono inusuali percorsi di senso e pongono interrogativi al pubblico, creando così un rapporto di relazione dinamica con chi visita la mostra.

Le artiste e gli artisti ci accompagnano quindi in una riflessione sulla museologia e sulle sue sovrastrutture, sulla storia socio-culturale del territorio, sulla natura evocativa dei manufatti, sulle potenzialità della creazione di mondi fittizi in grado di fare luce sul modo in cui, a tutt’oggi, organizziamo e valorizziamo le informazioni.

All’impostazione enciclopedica e catalogatoria che caratterizza il modello museale occidentale e moderno si contrappone la “collezione fluttuante”, che si muove sui confini tra le discipline senza definire regole e tenendo aperta la possibilità di continue oscillazioni e variazioni.
La collezione fluttuante galleggia nell’aria per essere nuovamente osservata”, spiega la curatrice Caterina Molteni, “chiedendosi quali altre traiettorie possono essere generate da essa, in che modo le sue parti, con le storie che custodiscono, sono in grado di suggerirci nuove vie di indagine, non solo sul museo ma sul mondo che ci circonda.”

La mostra “The Floating Collection” sarà aperta al MAMbo di Bologna fino all’8 gennaio 2023.

www.mambo-bologna.org

Fotografie di Ornella de Carlo – courtesy Settore Musei Civici Bologna | MAMbo

  • Veduta della mostra / Opera di Alex Ayed
  • Veduta della mostra / David Jablonowski / Geo-fenced commodity futures (renewable, traced, hard) I-V, 2022 / courtesy SpazioA, Gallery Fons Welters, Gallery Markus Luettgen
  • Veduta della mostra / Cevdet Erek / Columns of Curiosities, 2022 installazione architettonica site-specific
  • Veduta della mostra / Miao Ying / Pilgrimage into Walden XII, Chapter one: The Honor of Shepherds, 2019-2020 / courtesy l’artista e Galerie nächst St. Stephan Rosemarie Schwarzwälder